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Fine di una regina (Tonza)
Notte di fine inverno Anno 1401

Stava per svenire.
La stravolse una fitta dolorosissima all'addome.

Da vera e forte Regina qual era si ricompose all'istante, come nulla fosse accaduto e senza far trapelare la minima incertezza attraverso il suo sguardo, da tutti conosciuto come terribilmente freddo e insensibile. Velocemente, seppur procedendo passo passo e onorando le regole del tradizionale saluto alla sua Armata della Morte, la Regina Plesea, per l'ormai ennesima volta, prese congedo e si ritirò nelle sue stanza. Da vari mesi soffriva di improvvisi e acutissimi dolori al posto dove un tempo erano posti gli organi vitali della carne con la quale aveva vissuto per circa vent'anni. Come poteva essere? Lei che era puramente essenza? La Regina Morte che non aveva mai conosciuto un corpo mortale se non quello delle vittime che i suoi abili Emissari provvedevano a gettare ai suoi piedi? Cosa accadeva? Lei non avrebbe neppure più dovuto ricordarsi di quelle figure del passato, di suo padre, di suo fratello votato al saccheggio e alla crudele devastazione di tutto ciò che avesse potuto dare intralcio al suo cammino! E i ricordi?? Ne aveva avuti della sua esistenza precedente?? Sì, certo come ogni essere umano… Ma cosa stava dicendo e pensando? Ma lei non aveva mai avuto un corpo terreno!! O sì? Ma come? Qualcosa dunque non andava!

Poi di nuovo: come trafitta da una lancia.

Lei non poteva conoscere dolore, lei era la Morte, sovrana impalpabile dei suoi Morti... Orgogliosa dei suoi progetti e del suo Implacabile Sposo… Aveva osservato e approvato da tempi ormai immemori ogni assassinio compiuto dai suoi Emissari che, neri come corvi notturni, le avevano giurato fedeltà con cieco rispetto della sua figura. Era stata accanto più e più e più volte al Suo Sovrano nei momenti in cui lui ne aveva avuto maggiormente bisogno, quando si erano fatte necessarie alcune dure decisioni e quando alcuni fedeli e devoti servitori furono scacciati dal Regno della Morte per gravissime e oltraggiose macchie… Ma dal manifestarsi di questi malori, la Regina Morte fece più rare le sue apparizioni. Non era certo il legame con i suoi Emissari o con il suo sanguinario Lord a vacillare. Non erano le sue certezze e i suoi disegni di morte e di punizione dell’arroganza dei mortali che tentennavano. Né il rispetto e la compiacenza per l’eccellente opera del suo corpo scelto di Death Emissaries e di Damned Knights. Le azioni militari si susseguivano con grande precisione e aggressività e largivano massimi risultati riportando minimi danni… dunque, anche il bilancio delle operazioni dell’Oscura Armata era più che soddisfacente. E i nuovi morti che lei aveva fatto accogliere tra le sue fila di fedeli? Passati sotto il duro e freddo esame compiuto dal SoulKeeper del Regno e dal Lord of Darkness si erano rivelati lucidi, efficaci, pronti a tutto, coraggiosi e davvero intraprendenti. Nulla poteva renderla più fiera e ogni volta che ne aveva qualcuno al suo cospetto non mancava di riconoscergli i suoi meriti. Erano state distribuite varie somme cariche e nessuno dei prescelti aveva mai dimostrato di non esserne all’altezza, stupendo, invece, con evidenti miglioramenti. Questo era il suo Regno e quanto i suoi occhi rossi potevano rimirare e osservare di alba in alba, in ogni ora diurna e ogni ora notturna della settimana.

E poi ancora.
Ancora quel dolore.

Stavolta non resistette e dovette accasciarsi al suolo appoggiando una mano a terra per reggersi e non lasciarsi andare completamente contro il freddo e nero pavimento. I suoi occhi rossi e crudeli si ingrandirono e si rimpicciolirono per lo sforzo di contrastare quella grande fitta. Poi, una cosa terribile. Una goccia di sangue dalla sua bocca. No, non era plausibile. Doveva essere stata una sua allucinazione dovuta a quell’ultimo spasmo. Oppure aveva perso momentaneamente il controllo della sua magia. Si rialzò in piedi, chiuse gli occhi di brace e li riaprì. La Morte aveva ripreso il pieno controllo di se stessa. Con un gesto magico della mano sinistra fece sparire dalla sua vista quel sangue, reale o irreale che fosse. “Ancora quelle stupide visioni! Inaudito!” disse “La donna di cui mi sto servendo cosa sta tentando di fare? Povera sciagurata! Io, l’Oscura Signora, ho voluto che venisse sacrificata al mio tempio per ottenerne le sembianze e l’anima; io la posso distruggere e rimanere in attesa di una nuova donna da cui trarre nuovo spirito. Questa resistenza potrebbe dipendere solo da un contatto psichico che qualcuno sta tentando di lanciarle … Chi può avere osato?” La Signora congiunse le braccia e si fece avvolgere da un’ombra nera che si era levata dai laboriosi e ancestrali intagli e disegni posizionati al centro della sua stanza.. e si lasciò andare in una meditazione che durò giorni e giorni. Emissari e lo stesso Lord Massy iniziavano a chiedersi cosa stesse accadendo e il motivo di questa ennesima sparizione ma, per il momento, non avrebbero potuto far altro se non aspettare…

Altro malessere.

La colonna nera, simile a vapore, iniziò a pulsare come fosse intermittente per poi svanire lentamente sciogliendosi come neve al sole. La concentrazione della Signora Morte iniziava a cedere ancora una volta. Ma questa volta aveva visto più chiaro, la sua visione ricorrente le aveva mostrato nuovi dettagli e le sue cognizioni a riguardo stavano aumentando. “Non posso più utilizzare la sua anima, ormai” ammise, infine, la creatura delle tenebre “deriva dalla sua nascita: è l’ultimo disperato e patetico richiamo gettato del suo padre terreno. Alucard, come hai osato ribellarti al mio volere con questo gesto?! Bene, tanto ormai né tu né le stupide carni di questa donna potete rivestire anche un minimo interesse… tantopiù che stanotte invierò i miei Emissari a rubarti il corpo Alucard…anima e corpo e finalmente non potrai tentare più nulla contro di me e il mio popolo.” Gli occhi le si rifecero incandescenti e con gli avambracci disegnò davanti a sé una sfera che esalava densi e ipnotici vapori violacei; attese un istante che ciò che aveva richiesto alla sua magia finisse di prendere forma e poi vi scrutò attraverso focalizzando la sua attenzione sull’ormai vecchio e sconosciuto bardo di Britain. “Questo piccolissimo incantesimo ti farà uscire per i boschi; dove stanotte, coi favori della luna piena, ti staranno attendendo i tuoi giustizieri: i miei fedeli.” Con noncuranza fece sparire la sfera e si volse di colpo verso i grandi e alti portoni delle sue stanze. Veste nera e capelli color sangue si scomposero leggermente per via del rapido movimento verso l’uscita dei suoi appartamenti. La porta si aprì qualche istante prima del suo passaggio. Si diresse con passo sicuro verso l’atrio in cui stavano in attesa di ordini i suoi demoni. Riuniti i suoi Emissari e Cavalieri Dannati, nonché ovviamente il suo Consorte Lord Massy era pronta a dare l’ordine per l’elementare assassinio da compiere durante la stessa notte. Non esitò. Diede l’ordine e subito un piccolo manipolo di suoi fedeli scomparve nel buio della penombra per eseguire il desiderio della Signora Morte.

L’ennesima crisi.

Questa volta la Regina non poté più nasconderla poiché le reazioni furono troppo evidenti: I suoi occhi divennero chiari come la luce della luna, i suoi capelli argentei e le sue sembianze o, per meglio dire, ciò che possedeva di una parvenza umana, iniziarono a svanire nel nulla. La sua figura piegata in due; sempre più affaticata; esacerbata e straziata da quel dolore umano che non avrebbe dovuto appartenerle. Inorriditi quanto increduli, i suoi fedeli la osservavano senza riuscire a compiere il benché minimo movimento o a proferire anche una sola breve parola. La scena sconcertò tutti. Dopo pochissimi istanti della Regina Plesea non rimase che un alone scuro: era l’ombra dell’Oscura Signora che aveva definitivamente perso l’anima di Plesea Van Almas, colei che era nata per servire il male. E fu l’ultimo dolore per la Signora Morte. Plesea sarebbe stata dimenticata da tutti a breve tempo poiché l’Essenza della Morte desiderava già un altro corpo di donna pronto per essere sacrificato. Ripreso il controllo dei suoi poteri confortò tutti i suoi uomini, profondamente turbati da un simile spettacolo. Ma mai videro così profonda, potente e terribilmente spaventosa la loro Sovrana Morte. Tutti si inginocchiarono immediatamente e resero omaggio. Questo improvviso e ulteriore passaggio di stadio aveva come rinvigorito ulteriormente i poteri della loro Milady. Le saette nere che quello spirito emanava erano davvero maestose e terrificanti. “Esigo un’altra donna degna di questo compito” disse. E calò un velo di silenzio sulle sue terre. Atteso qualche istante e reso omaggio all’ Emanazione della Morte i suoi uomini si alzarono promettendole che al più presto avrebbero trovato la nuova predestinata e gliel’avrebbero sacrificata.

[...]

Intanto, in quella stessa foresta che aveva visto scomparire Plesea durante l’atto grazie al quale era diventata Regina, riapparve un corpo mortale. Il suo destino era sconosciuto. Da quel giorno in poi le sue spoglie avrebbero conosciuto la devastazione che il tempo è solita infliggere ai morti. Forse qualche mago avrebbe potuto vederla in tempo, forse qualcuno con le facoltà di rianimare i suoi resti avrebbe potuto curarla e riportarla lentamente alla vita, magari delle ninfe o degli abitanti del bosco. Quell’esistenza che da lungo tempo ormai aveva dimenticato: il trascorrere degli anni costellato dall’alternarsi di eventi piacevoli e tristi, di amori e infinite tristezze, di idee e di delusioni, di lavori e fatiche, di rughe e di dolori delle membra dovuti alla vecchiaia. Ma, soprattutto, avrebbe avuto l’opportunità di riottenere tutti i suoi sentimenti e ricordi della vita passata in compagnia del padre e del fratello. E, inoltre, avrebbe potuto riavere il suo nome di battesimo ovvero quello che le aveva donato il padre destinato a morte imminente: Plesea Van Almas.

Ma questo l’avrebbe deciso solo il Fato, il vero Signore di tutto e tutti.
Plesea Van Almas Plesea

Plesea
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