Mio Nobile Re, Ogni bardo ha la sua storia da raccontare. Vi prego di accettare questa mia missiva, O potente Lord British, e spero vorrete concedere un istante del vostro prezioso tempo per leggere...
Tramonto del 7imo giorno dalla 7ima luna Anno1400 Alla Regale Persona di Lord British
Mio Nobile Re, Ogni bardo ha la sua storia da raccontare. Vi prego di accettare questa mia missiva, O potente Lord British, e spero vorrete concedere un istante del vostro prezioso tempo per leggere ciò che la mia ormai stanca mano ha avuto la forza di scriverVi.
Sono una traditore è vero e per questa mia grave colpa non esiste scusante alcuna. Voi, ormai, non ricorderete neppure del cavaliere che un tempo ero...ma non ha importanza: desidero solamente farvi conoscere una lunga e affascinante storia. “Un giovane e fiero cavaliere si esercitava giorno dopo giorno per continuare ad affinare l'arte della guerra e del combattimento. I suoi allenamenti erano studiati in ogni minimo dettaglio e si svolgevano ogni giorno per ore ed ore. Non gli importava della stanchezza; non gli importava dei muscoli che gli dolevano atrocemente; non gli importava delle ferite subite; non gli importava delle cicatrici che mese dopo mese affioravano sul suo giovane corpo...la rivoleva ad ogni costo...voleva riabbracciare quell'anima che, qualche anno addietro, aveva così profondamente trafitto il suo cuore e che aveva portato le tenebre e la follia nella sua mente. Cosa avrebbe mai potuto impedire ad un sì nobile e forte guerriero di raggiungere quella donna? Per averla non doveva combattere contro schiere di uomini o mostri...non apparteneva neppure ad una famiglia rivale e la loro unione non avrebbe scatenato ira di altri pretendenti...cosa allora non andava? Quale era, dunque, l'ostacolo contro cui Alucard Van Almasy, discendente della onorata stirpe Van Almasy di cavalieri votati alla protezione della città di Britain, si stava scagliando con tanta tenacia? I compagni di giochi della sua fanciullezza, ora divenuti compagni di allenamento, continuavano a non capire cosa mai avesse da temere Alucard da una donna. Per un periodo avevano pensato che egli avesse avuto l'intenzione di conquistarla mostrandole le proprie abilità e prodezza in battaglia, ma ben presto si resero conto che lui non combatteva per averla...bensì per salvarsi dalla crudeltà che quella fanciulla poteva elargire. I compagni di Alucard ebbero questa rivelazione la prima notte del loro l'ultimo allenamento di gruppo. Ognuno di quei quattro fedeli amici si sarebbe sposato da lì a poche lune e i lunghi preparativi per i matrimoni li avrebbero trattenuti l'uno lontano dall'altro per un lungo periodo. Gli allenamenti sarebbero divenuti sporadici e ognuno di quei nobili rampolli avrebbe abbandonato le armi per lasciare il campo di battaglia ai loro piccoli eserciti addrestrati. Il viaggio ebbe inizio e il sibilo delle frecce e lo scintillare delle lame affilate si protrasse per interminabili ore. Sfiniti dai lunghissimi allenamenti, tutti i cinque amici si assopirono nei pressi di un laghetto tra l'erba alta. Abituati com'erano alle mille comodità dei loro castelli, prima di coricarsi per la notte, avevano trovato la terra umida e l'erba tagliente; ma il suolo che aveno calpestato per ore durante la giornata ben presto li abbracciò in un caldo tepore che li fece scivolare nel mondo dominato dalle magie maliarde di Morfeo... Notte...la maggior parte degli animali di quel bosco erano nelle proprie tane e solo qualche rapace notturno si aggirava per la zona in cerca di prede...notte e silenzio...silenzio e tenue calore emanato dalla luna...una stupenda luna piena... Un fruscio...il sonno di Alucard era disturbato da qualcosa. Eppure una notte simile prometteva solamente tranquillità...inoltre, stanco com'era, quel giovane avrebbe dovuto dormire molto più profondamente. Un altro fruscio. Alucard aprì gli occhi e mise a fuoco l'immagine della luna che pareva sovrastarlo attraverso quella splendida luce... Un'ombra...ancora un altro lieve sussulto della natura...Alucard si volle convincere che era tutto frutto della sua immaginazione... si voltò ad osservare gli altri amici che dormivano serenamente...sì, non c'erano dubbi...colpa della sua immaginazione...nulla sarebbe successo...nulla...ma chi stava cercando di ingannare Alucard? Sapeva già cosa lo stava attendendo...e forse questo era l'ennesimo avvertimento. Il vento aveva iniziato a sollevarsi delicatamente e ad essere percorso da una appena percettibile nenia. Cercando di ascoltarla attentamente il giovane si accorse che era come se fosse ripetuto qualcosa. Ma certo! Come aveva potuto non accorgersene prima? Era un nome, ma non il suo..."Oaive....Oaive" ecco cosa diceva l'aria...era un dolcissimo suono che era in grado di inquietare profondamente Alucard..."Imploro in anticipo il vostro perdono Lord British nel caso io finisca per cedere" pensò tra sè e sè il giovane e, contraendo i muscoli del proprio corpo, cercava di non ascoltare e di non rimanerne vittima ancora una volta...ma tutto era inutile. E niente era comparabile al desiderio di rivederla, anche se questo amore gli sarebbe costato la vita. Così, nel più assoluto silenzio, si alzò e prese ad incamminarsi verso un ruscello. Alucard non sapeva precisamente dove si stava dirigendo ma si limitava a seguire la musica, ormai impossessato da quel sussurrare del vento. Non voleva coinvolgere i propro amici e per questo motivo doveva andare da lei prima che fosse lei a raggiungerlo. Nonostante cercasse di far risultare ogni suo movimento silenziosissimo un paio di arbusti secchi che giacevano a terra lo tradirono e i compagni iniziarono a svegliarsi piano piano. Alucard si rese conto che doveva essere il più veloce possibile...da lì a poco sarebbero stati svegli e lo avrebbero di certo rincorso. Così mosse altri passi, questa volta più rapidi e meno silenziosi e, arrivato al ruscello, si inginocchiò verso le acque e pronunciò quel nome maledetto..."Oaive" Un volto prese a comporsi davanti ai suoi occhi. Un volto dai lineamenti perfetti. Quel volto pallido ma unico per il quale aveva perso la ragione. Da lì a poco l'avrebbe finalmente riavuta e con lei avrebbe rischiato di trovare anche fine della sua vita. I compagni, ormai svegli, avevano assistito alla scena...l'avevano vista apparire...una maga...o forse una strega? O ancora qualcosa di più pericoloso? Ma davanti alla magia nessuno di loro era in grado di competere. Quel viso oscuro dai capelli purpurei si voltò lentamente e d'improvviso quegli occhi divennero rossi...un rosso di una violenza estrema ... e in un secondo, davanti agli attoniti giovani cavalieri, apparve una muraglia di fuoco...fiamme altissime e agitate che erano impenetrabili e che sembrava lottassero contro il buio della notte. I compagni di allenamento non poterono fare nulla a parte urlare ad Alucard di non andare, di restare con loro, di non camminare verso la strega! Ma Alurcard era ormai schiavo di quegli occhi e di quel viso. Così, in un lampo di luce, scomparve insieme a quella misteriosa e potente donna.
Nel tempio dedicato alla venerazione della Morte due anime si sarebbero finalmente rincontrate per ubbidire ad un ordine divino. Il loro destino era già stato scritto. La Sacerdotessa delle Tenebre bramava quell'uomo. L'unico che era stato in grado di sfidare la Morte attraverso anni di addestramento pur di poterle stare accanto anche solo per un'altra notte. Alucard Van Almasy era colui che avrebbe dovuto essere padre di due nuove creature delle Tenebre. Avrebbe strappato parte della sua anima per poter condividere quella loro notte... Per una sola notte anche lei mortale...di nuovo...dopo vari anni dalla morte del suo corpo. Alucard sarebbe stato in grado di sopravvivere alla prova per crescere quelle creature che l'Oscura Signora desiderava venissero al mondo? All'alba la Sacerdotessa sarebbe ritornata uno spirito del male e come sempre si sarebbe dedicata al culto e al ruolo di intermediria dell' Oscura Signora. Da quella notte di umana passione vennero forgiate due creature...una apparteneva completamente e disperatamente alle Tenebre ma aveva sembianze mortali e l'altra possedeva parvenze umane ma la sua natura era composta in egual misura di luce ed ombra. Alucard superò la prova e assaporò per l'ultima volta nella sua vita l'amore e la passione. Egli era deciso nel curare il frutto dell'amore per Oaive Eve Vidar, lo spirito di quella Sacerdotessa del Male che lui aveva amato segretamente e così disperatamente da arrivare perfino a calpestare i valori in cui aveva sempre creduto. Ancora una volta vivo...ancora una volta poteva camminare su quella terra e rivedere i compagni che a stento riuscirono a trattenere le lacrime per la gioia procurata dal vederlo in vita. Solamente loro cinque avrebbero saputo la verità. I due figli di Alucard vennero battezzati come Plesea e Uraner...Plesea la figlia della Notte e Uraner il fratello che per l'eternità sarebbe stato destinato ad alternarsi tra odio e amore, tra morte e vita. Il padre li avrebbe educati in una maniera severa per assicurarsi che entrambi fossero dotati di grande personalità e carisma. Plesea avrebbe sedotto e conquistato senza la neppure la necessità di sfoderare l'alabarda con la quale si era allenata o la magia che le era stata donata per via della sua natura. UraneR, invece, avrebbe colpito, ingannato e ucciso utilizzando la sua sottile astuzia. La crudeltà e la fierezza della loro superiorità rispetto ai comuni mortali furono gli insegnamenti del padre che non avrebbe mai tradito la fiducia di cui Oiave e la Signora Morte stessa lo avevano investito. Alucard doveva la sua nuova vita alla Oscura Signora e per sdebitarsene lui l'avrebbe servita in maniera eccellente per tutti i suoi giorni. Alucard sapeva che al ventesimo compleanno dei suoi figli tutto sarebbe cambiato e gli sarebbe stato tolto l'onore dovuto al proprio rango per via del tradimento che stava compiendo alle spalle di tutto il Regno allevando colei che sarebbe stata in grado di dare la morte e la pace eterna a chiunque su quelle terre. Plesea e UraneR compirono i loro 20 anni. UraneR aveva già trovato il modo di esprimere la sua reale natura divenendo un pericolosissimo e crudele bandito. Per la giovane Plesea il destino non si era ancora rivelato e la donna non si poteva ancora sentire finalmente completa, costretta a dover nascondere la sua natura oscura almeno finché avrebbe vissuto nel castello del padre Alucard circondata da ignari mortali. La giovane intraprese così il suo viaggio per raggiungere il Tempio della Morte. Ella non aveva alcuna necessità di saperne l'ubicazione poiché erano le sue stesse tenebre interiori a guidarla...nessuna mappa...nessuna persona, nemmeno suo padre aveva ricevuto il dono di conoscere l'ubicazione esatta di quella misteriosa e affascinante costruzione...ma lei poteva perché lei stava semplicemente inseguendo un richiamo. "Mia Signora, mostratevi ve ne prego! Sono qui per servirvi! Dove siete?" gridò la giovane inginocchiandosi a terra nel mezzo di una parte di foresta completamente sommersa da una grigia coltre di nebbia. Poco dopo un'ombra apparve e parlò: "Nobile Plesea...Non cercatemi...Sarò io a trovarvi..." Ed apparve... ecco il Tempio, proprio davanti ai suoi occhi! L'ombra scomparve a seguito dell'apparizione del Tempio. Plesea vi entrò e iniziò ad intravedere una statuaria figura maschile inginocchiata ai piedi di un'altare. Sopra di lui aleggiava l'ombra della Morte... Quell'Anima dai capelli di un colore candido non aveva un volto, aveva perso la sua componente mortale e si era voltata verso la giovane. Invitata da questa affascinante e magnetica presenza ad avvicinarsi, Plesea si apprestò a colui che le avrebbe strappato l'anima e che avrebbe permesso l'unione tra l'Oscura Signora e la giovane...lei sarerbbe stata la Signora Morte e Massy Uth DarkSoul sarebbe stato il suo compagno e Re. Il Signore delle Tenebre si avvicinò a Plesea e disse: "Finalmente avete deciso di raggiungermi di nuovo e di regnare al mio fianco. Le Vostre Armate vi attendono con enorme impazienza, O mia Oscura Signora. D'ora in poi il vostro nome da umana verrà dimenticato. Voi sarete una Uth DarkSoul...la Regina del mio popolo."
“ Nulla sfugge alla Morte, Nulla sfugge ai suoi piani, La vita ha l'immagine di mille strade Ma tutte conducono inesorabilmente ad un unico termine...”
Maestà, Vi ringrazio infinitamente per il tempo che avete dedicato a questa lettura... Lord, non crediate sia tutta una favola poiché...No...No...Perdonate Mio Signore ormai sono un povero anziano bardo... ma un tempo non lo ero! Un tempo...ah...un tempo...come conosco bene parte di questi avvenimenti...perché Maestà, Voi non sapete chi ero...io ero un cavaliere al Vostro servizio! Maestà...perdonate...ma questa è un'altra lunghissima storia...
Un Vostro antico servo che sta ancora scontando la pena per averVi tradito
A.. il vecchio bardo di Britain
Plesea |